Lupara

Lupara è un piccolo comune della Provincia di Campobasso, arroccato su una collina che declina verso la fondovalle del Biferno. Situato nella fascia settentrionale della regione, a poca distanza dai confini con l’Abruzzo, il suo territorio si estende su una superficie collinare per 25,63 Kmq, situata ad oltre 500 metri sul livello del mare. Ai confini del paese si incontrano Castelbottaccio, Civitacampomarano, Guardialfiera, Morrone del Sannio e Casacalenda. 

L'agro di Lupara è costituito da zone di terreno argilloso e colline silicee. La posizione collinare ed il terreno fertile favoriscono l'agricoltura, parte integrante dell'economia del paese; molti ettari di terreno vengono coltivati a cereali (grano, orzo e avena); di particolare spicco è la produzione olearia, tra le migliori della regione, tanto che Lupara ha conquistato anche il marchio di città dell'olio; ottima è anche la produzione, a livello familiare, di vino.

Il centro storico è di origine medievale e conserva ancora, in parte, la caratteristica costruzione delle case addossate al castello e alla chiesa.

 

Da visitare. ll castello medievale, struttura risalente all'anno mille circa, quando ne era in possesso Ugone Marchisio, signore di Lupara e Castelbottaccio; l’arco di Via Le Maitre e i calanchi (c.da Monte).

Tra i luoghi di culto, la chiesa madre di S. Maria Assunta e la chiesa di S. Nicola di Bari ubicata nella piazza principale del paese.

Il Mulinello (in dialetto locale ù m'l'niell') che è sito a ridosso dell'area naturalistica denominata "Vallone". In fase di ristrutturazione è l'antico ponte che attraversa il vallone e anche il ripristino delle vasche di accumulo, che ne permettevano il funzionamento.

 

Manifestazioni. Il 22 luglio a Lupara si festeggia la Festa del Grano in onore di S. Antonio, una vera e propria cerimonia di ringraziamento per il buon esito del raccolto. Si allestiscono due Traglie (carri di legno) addobbati con covoni di grano, trainati da coppie di buoi ornati con coperte multicolori; uno di essi trasporta in processione la statua del Santo, nella quale sfilano donne che, come offerta, portano canestri colmi di pane e di biscotti, e dodici uomini vestiti da mietitori con gli attrezzi da lavoro. La processione sosta sull’aia di S. Antonio; dopo la benedizione del pane, si mette all’asta il grano.

Tra gli altri eventi a Festa dell'Olio, la festa patronale di S. Nicola di Bari, la sagra dei Sapori di Una Volta.

 

Cenni storici. Lupara in tempi antichi veniva più comunemente chiamato con il nome di "LUPARIA", forse perché funestato dai lupi, o dall'abbondanza nel suo agro di un'erba così chiamata e che riusciva, perché velenosa, a tenere lontani questi animali. Comunque si potrebbe avanzare l'ipotesi che "LUP-ARIA" sia una contrazione di "LUP-ERC-ARIA", dalle feste lupercali in onore del dio Pane. Di Lupara si ha conoscenza fin dal periodo normanno e nel 1148 era proprietario del feudo un certo Ugone Marchisio, al quale successe il figlio Manfredo.

Nel periodo svevo è probabile che il feudo venisse incorporato nella Contea di Molise, ma non c'è nessun documento che possa testimoniarlo. Durante la dominazione angioina il feudo di Lupara apparteneva ad una famiglia che assunse come prenome il nome stesso del feudo: "LUPARIA". Tra i membri di questa famiglia va ricordato Nicola di Luparia, deceduto nel 1270 circa e al quale successe il figlio Pietro, noto per aver preso parte ad uno degli episodi più importanti della lotta tra Filippo il Bello, re di Francia, e Bonifacio VIII. L'episodio è quello relativo alle gesta di Anagni e ricordato da Dante nel Canto XX del Purgatorio (verso 86). Dopo che il Pontefice aveva scagliato contro il re la scomunica, e questo aveva risposto facendo proclamare da un concilio di vescovi l'illegittimità dell'elezione di Bonifacio, il 7 settembre 1303 Guglielmo di Nogaret, ministro del re, e Sciarra Colonna penetrarono con uno stuolo d'armati nella residenza papale di Anagni e arrestarono il pontefice con l'intenzione di portarlo in Francia. Liberato dall'insurrezione popolare, Bonifacio tornò a Roma, dove "per la ingiuria ricevuta gli sorse... diversa malattia, che tutto si rodea come rabbioso, e in questo stato passò di questa vita a dì 12 d'ottobre" (Villani).

Pietro di Luparia, uomo coraggioso e amico di Sciarra Colonna, partecipò di persona alla cattura del pontefice, ma il suo nome fu ignorato da tutti gli scrittori che si occuparono dell'evento; l'unica testimonianza pervenutaci è data da una pubblicazione del Miniero Riccio nella quale si può leggere che Pietro, oltre a partecipare alla cattura del papa ed alla rapina del Tesoro apostolico, ordinò anche al suo primogenito di uccidere il Tesoriere Gregorio.

Entrambi rimasero impuniti, ma nel 1304 Pietro, chiamato dinanzi alla giustizia, fu condannato e gli venne confiscata una terza parte dei feudi. Nel 1305 gli venne sequestrato anche il castello di Lupara.

Filippo di Luparia, figlio di Pietro e uccisore dei Tesoriere della Santa Sede sposò Francesca Capuano, figlia del conte di Bojano, la quale ebbe come dote Longano, che nel 1330 scambiò con Morrone e Castiglione.

Filippo e Francesca ebbero un solo figlio con il quale molto probabilmente si estinse la famiglia.

Successivamente Lupara divenne feudo della famiglia Caracciolo e nel 1404 fu acquistata da Giovanni Acquaviva, il quale ne rimase proprietario fino all'avvento della monarchia aragonese nel 1442.

Nel 1495 il feudo venne concesso ad Andrea di Capua e da qui non si hanno notizie fino al 1550 quando venne acquistato da Domenico de Blasiis, che a sua volta lo concesse ad Ottaviano Ferri e di cui i numerosi discendenti ne divennero i titolari. A questo punto ci fu un'interruzione alla reggenza di questa famiglia fino al 1760, quando il feudo passò alla marchesa Laura Ferri, figlia di Giovanni. Il feudo, successivamente, passò ad Alessandro Pignone del Carretto, figlio di Laura, che fu l'unico titolare fino al 1806.

Con la riforma murattiana del 1811 il paese fu compreso nel Distretto di Larino.