MACCHIA D'ISERNIA
Il borgo medievale di Macchia d’Isernia, caratterizzato da un nucleo urbano semi avvolgente, si sviluppa attorno all'antico Castello Baronale. L'origine del nome "Macchia Saracena" potrebbe essere legata alle incursioni saracene del IX secolo o a definizioni in uso durante l'epoca sannita, indicando una zona alberata o particolarmente verde associata a un termine osco per "roccia" o "rocca".
Il centro storico conserva intatto il suo carattere medievale, con edifici raggruppati a difesa del colle dedicato a San Nicola di Bari, e un altro borgo dedicato a San Biase. Le possenti torri, quella campanaria della chiesa e quella del castello, si fronteggiano nella parte più alta del paese.
Le uniche due porte praticabili per accedere alla zona fortificata sono una da piedi e una da monte. Le prime citazioni di Macchia risalgono al 1269, quando il feudo fu dato da Carlo I d'Angiò al conte Amerigo de Sus, passando successivamente a varie casate fino ai D'Alena, che ne ebbero il possesso fino al 1806.
Macchia divenne comune autonomo nel 1848 e nel 1861 aggiunse la precisazione "di Isernia". Nel 1881 fu iscritta al collegio di Campobasso, e dal 1970 fa parte della provincia di Isernia.
La piazza principale accoglie il Palazzo Baronale D’Alena, costruito nel 1100 circa da Clementina, figlia di Ruggero II Normanno, re di Sicilia, con una bellissima loggia rinascimentale che domina dall'alto. Il borgo medievale offre suggestivi vicoli e piazzette, con la chiesa di San Nicola di Bari e il suo campanile che sembra toccare la torre del palazzo baronale.
I visitatori possono esplorare la natura circostante attraverso diversi sentieri a piedi, in bicicletta o a cavallo, che partono direttamente dal centro storico. Mete apprezzabili includono la collina di Santa Maria con l'antico monastero, le aree dei torrenti Cavaliere e Vandra e l'Acropoli di Colle delle Ginestre.
Un'interessante curiosità riguarda un'epigrafe latina presente in una taverna che nel periodo romano accoglieva i viandanti, oggi esposta al Museo del Louvre a Parigi, che racconta un divertente scambio tra un viaggiatore e l'oste riguardo al conto, evidenziando un po' di humor della vita quotidiana di allora.


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