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Chiesa di Santa Maria delle Grazie
La chiesa di Santa Maria delle Grazie o del Beato Stefano rappresenta indubbiamente una testimonianza artistica unica, nella sua severa maestosità, sia per Riccia, sia per il Molise. La presenza di un edificio religioso nell’area dell’odierna chiesa la si fa risalire al IV secolo. La tradizione vuole che una volta decatuto questo primitivo edificio sacro esso fosse diventato ricovero del frate Stefano Corumano, vissuto nell’XI secolo. Alla sua morte, in odore di santità, ne diventò la tomba e anche la cripta dell’edificio sacro soprastante, di dimensioni maggiori, dedicato a S. Giovanni Battista edificato tra l’XI e il XII secolo come testimoniano i numerosi reperti di ordine romanico rinvenuti nella zona. Furono i de Capua, successivamente, a far diventare questo luogo vicino al loro castello e sottostante alla chiesa la propria cappella funeraria: restaurata da Roberto nel XIV secolo venne completamente trasformato nel XVI secolo da Bartolomeo III, che ne ampliò la navata, affrescò le pareti, vi aggiunse la sacrestia, la nuova facciata e ne mutò il titolo in Santa Maria delle Grazie. Per il progetto dell’edificio sono stati fatti i nomi di importanti architetti dell’epoca, tra cui Giovanni Donadio, detto il Mormando, e Francesco di Giorgio Martini. Negli anni successivi fu aggiunto un piano superiore, alloggio per il cappellano, che venne a coprire per una parte la navata, fino al completo abbattimento della chiesa di S. Giovanni Battista, al posto della quale sorsero delle abitazioni private. Ulteriori trasformazioni portarono all’aspetto attuale. La facciata è in pietra da taglio delimitata da due paraste di stile dorico. I capitelli presenti sono molto semplici e nel fregio compare la scritta in lettere lapidarie: “Bartolom. III. De. Cap. Comes. Altaev. Capitin. Ac. Comit. Mol. Vice. Rex. Templ. A. Maiorib. Condit. Ex. Suo. Instauravit. Et. Auxit. MCCCCC” [Bartolomeo III De Capua Conte di Altavilla e Vicerè di Capitanata e della Contea di Molise, restaurò ed ampliò a sue spese questo tempio innalzato da’ suoi maggiori. Anno 1500]. Lo stemma congiunto di Bartolomeo e Aurelia Orsini è presente due volte, nella cuspide del timpano e sotto l’iscrizione. Nel centro della facciata un semplice oculo in pietra dà luce all’interno. Sull’austero e proporzionato portale vi è un’edicola votiva e la dedica alla Madonna delle Grazie: “In te domina spes mea”. Nell’interno un’unica navata, divisa in due sezioni quadrate da un arco a tutto sesto. Nella prima parte, che sbocca sul Piano della Corte, sono presenti gli altari di S. Francesco e di S. Domenico, l’ingresso della sagrestia e una originale acquasantiera in pietra a forma di conchiglia aperta. In quella posteriore si trova l’altare maggiore, attorniato ai due lati da quattro sarcofaghi con lunghe epigrafi in cui Bartolomeo III fece traslare, con le rispettive consorti, i corpi degli avi: Luigi II, Andrea, Luigi III e Francesco de Capua. In altra tomba, posta al centro del pavimento, si trovano invece le sue spoglie. Nella tomba di Andrea riposano anche i resti della regina Costanza di Chiaromonte, sposa ripudiata dal re di Napoli, Ladislao di Durazzo, e poi consorte del giovane principe di Riccia.


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