Museo “Casa dei ricordi”

La visita percorre diverse linee tematiche fra oggetti indicati, quando possibile, con il nome dialettale e descritti nel loro uso. C’è il cuore della casa con un simbolico camino e tanti utensili, come quelli per fare il pane e le sagne. Ma per questo serviva il grano: ecco quindi esposti zappe e bidenti, l’aratro, una delle prime macchine seminatrici, strumenti per la mietitura, per il trasporto dei covoni, per le misure del raccolto. Il pane si faceva anche col granone: ecco quindi il pizzico per piantarlo e l’attrezzo per rivoltare i chicchi stesi ad asciugare dopo averli separati dalle pannocchie. Poi c’era la vigna: rastrelli per sarchiare, il tino per il verderame, quartari e ceste per la vendemmia. E c’era l’allevamento degli animali: il gancio per la macellazione del maiale, gli attrezzi per tagliare il fieno, l’erba, per tosare le pecore, cestini per la cagliata. Tosata e filata la lana, le donne ne facevano matasse con l’apposito arnese e coperte con il telaio, maglie e calze ai ferri. Con il filo comprato al mercato tessevano stoffe che lavavano nelle conche col sapone fatto in casa, e per stirare usavano diversi tipi di ferri di cui si può vedere un vasto campionario. Sono in mostra diversi esempi di biancheria intima maschile e femminile e di quella per la casa, diversi abiti da sposa, il più antico dei quali ha cento anni: era la “dodda”, il corredo. Infine, è stata ricostruita una camera con un letto completo di monaco per scaldare le coperte, armadi, reggicatino con brocca, bacile e sapone fatto in casa, un vaso da notte. Ci sono un’immagine sacra a proteggere il sonno e gli emblemi dell’emigrante: un baule, una valigia di cartone e una collezione di monete.