Chiesa di San Giorgio Martire

Il complesso monumentale di San Giorgio Martire, nel centro di Petrella, fa parte di un "trittico" architettonico di notevolissimo interesse storico ed artistico, meta di molti studiosi, ma anche turisti; tre monumenti incastonati l'uno nell'altro e di epoche differenti: un tempio bizantino, uno longobardo ed uno romanico. Il Tempio di San Giorgio Martire è una delle più interessanti realizzazioni dell'architettura romanica nella regione. Iniziata la costruzione nel secolo XII, si protrasse con lentezza, per cui fu portata a termine solamente nel secolo XIII, in modo che tra l'esterno e l'interno la Chiesa rivela un diverso sviluppo artistico. Unico documento relativo alla datazione, conservato dall'edificio stesso, è l'iscrizione posta nella lunetta del portale principale. Nonostante i vari problemi quali incendi o temporanee chiusure che hanno interessato l’edificio nel corso dei secoli, tutto l'insieme ripresenta ora unità stilistica, grazie anche a numerosi altri lavori effettuati negli ultimi anni per liberare la Chiesa dalle aggiunte dei secoli XVIII e seguenti. Il monumento si presenta in forma di parallelogramma, con i lati maggiori della costruzione che sono doppi dei minori (ha una lunghezza complessiva di circa 30 metri ed una larghezza di 15); la pianta è basilicale, senza transetto, a tre navate absidate con decorazione all'esterno di archetti pensili binati ed esili colonnine; al centro vi sono monofore a forte strombatura. Muri poggianti ad arco su pilastri quadrilobi di pietra calcarea, ricchi di capitelli, in numero di cinque coppie, dividono la navata mediana da quelle laterali, mentre diversi pilastri e lesene sono accostati ai muri laterali. La facciata è a salienti ed è sviluppata più in senso orizzontale che in senso verticale. In alto, una finestra sostituisce il comune rosone presente nelle chiese romaniche: è un elemento nuovo introdotto nella struttura architettonica dalle maestranze molisane. La facciata è esposta a settentrione e l'asse della Chiesa è in direzione sud est perché i fedeli dovevano trovarsi in direzione della Terra Santa. Poiché nella Chiesa di San Giorgio Martire, datata tra il XII e XIII secolo, sono presenti, tra il ricco repertorio scultoreo, diversi elementi con caratteristiche preromaniche, è probabile che alcuni motivi scultorei della primitiva chiesa (o Cripta) Bizantina, ora spoglia di ogni ornato, siano stati utilizzati per decorare la Chiesa del piano superiore. L'interno è a tre navate che terminano con tre absidi disuguali: due monofore si aprono nell'abside di centro ed in quella di destra mentre la monofora dell'abside di sinistra è sostituita da una porta che immette nella sacrestia. Le navate sono separate da due ordini di colonne, collegate longitudinalmente da archi a tutto sesto, che corrono in modo asimmetrico tra loro. Le colonne, di pretto stile lombardo, sono a base cruciforme, costituite da un fascio di quattro semicolonne a fusto liscio con capitelli meritevoli di particolare menzione per perizia tecnica usata e per varietà di motivi. È questa l'unica Chiesa molisana romanica in cui le decorazioni dei capitelli sono così varie ed elaborate: esse si ispirano liberamente ai modelli pugliesi, orientali e soprattutto alle credenze popolari tanto diffuse nel medioevo. Sono rappresentate da foglie, volute, mascheroni, figure umane e questi motivi vengono filtrati dalle maestranze locali con un'impronta propria. Nel muro interno in alto, a destra entrando, trovasi una Tomba ducale dove riposano le spoglie di Antonio ed Alfonso Carafa, due tra gli ultimi feudatari di Petrella. Sotto la tomba, vi è un prezioso gruppo marmoreo comprendente lo stemma di famiglia dei Carafa, con lo scudo araldico contornato da un insieme di bandiere scolpite a tutto tondo e da un'altra lapide ben lavorata con scritta all'interno, fatte porre nel 1763 da Muzio Carafa; rispettivamente nipote e fratello dei predetti. Con i suoi trenta metri circa di altezza, la chiesa di San Giorgio Martire è uno dei monumenti più alti della nostra regione; 54 gradini in pietra o cemento, che hanno sostituito la vecchia scalinata in legno, portano alla cella campanaria.