Chiesa di Santa Maria della Strada

Di età romanica (XII secolo), la chiesa divenne negli anni un monastero benedettino, andato in rovina dopo il terremoto del 1465, di cui oggi non rimane traccia, eccetto la chiesa. Il monastero era citato anche nella bolla di Anastasio IV nel 1153, comandato dall'abate Pietro, arcivescovo di Benevento. Il cardinale Orsini di Benevento restaurò la chiesa dopo il terremoto, riaperta nell'anno 1703. Nel 1889 grazie all'interessamento di Vincenzo Ambrosiani, all'epoca arciprete di Monacilioni, la chiesa di Santa Maria divenne "monumento nazionale". La chiesa rappresenta uno dei simboli più interessanti del romanico molisano, ha pianta rettangolare con la facciata a salienti, e una torre campanaria staccata a base quadrata. La facciata è di gusto romanico, con aggiunte di bassorilievi di gusto regionale, come la presenza del toro sulla destra del protiro, che fa da capitello sopra una figura (San Michele); due pavoni che bevono in un vaso posto sopra il suo capo a indicare l'immortalità promessa all'umanità. Sopra il rosone a motivi floreali, a mo' di corona, ci sono un cavallo, una civetta e una scena di guerra: due uomini in lotta, sopra un cavaliere che uccide un leone che aveva azzannato il suo cavallo. Il leone rappresenterebbe la violenza, ossia Satana, contro cui l'uomo combatte, illuminato dalla Fede Divina. Nel centro del timpano troneggia una figura femminile tra pavoni, forse sarebbe la castellana di Matrice, moglie di Roberto Valerio, oppure il simbolo della purezza dell'anima nel Paradiso. A nord, sul portale secondario, sono riportate delle parole dal "Vangelo di Matteo" (Chi farà la volontà del Padre mio, che è nei cieli, entrerà nei cieli). La scena successiva ritrae Alessandro Magno rapito in cielo da due grifoni, riadattato come Gesù che con la sua bontà attira le anime nel Paradiso. Il materiale è di spoglio, poiché nei pressi della chiesa è stata ritrovata una villa romana. Sulla sommità del tempio un'aquila porta tra gli artigli tre teste umane, a simboleggiare il Cristo risorto che salva due vite dalla morte, il rosone in basso ha un foro centrale con 12 archi, a simboleggiare Cristo e gli Apostoli. Ai lati del rosone fuoriescono delle figure legate al mondo pastorale, tema caro agli artisti del Molise in epoca medievale: le figure sono buoi con zampe penzolanti, a rappresentare la forza e la pazienza. La lunetta di destra mostra un uomo che suona il corno da caccia, mentre ai lati dei cervi in fuga. In alto un cavallo è inseguito da un uomo con una forca tra le mani, nella lunetta a sinistra un uomo è infilzato da un cavaliere, mentre dalla parte opposta c'è un cavallo legato ad un albero, con alle spalle un bosco in forme stilizzate. Nel protiro ci sono degli archetti concentrici decorati con foglie a rosetta e dentelli, tra quest'arco dorato e i dentelli ci sono due draghi che divorano due uomini, a rappresentare la morte cristiana. il primo drago inghiotte la vittima (segno della morte), e l'altro lo vomita (simbolo della resurrezione delle anime). L'interno è stato restaurato eliminando le aggiunte barocche, e con il ripristino del pavimento danneggiato dagli anni. Diviso in tre navate con colonne cilindriche, arcate a tutto sesto, e soffitto a capriate, presso l'altare accoglie una statua lignea molto antica della Madonna col Bambino che con una mano regge il globo terrestre. Altre opere sono un Crocifisso ligneo appartenente alla corrente dei Christus patiens; l'acquasantiera quattrocentesca sulla prima colonna di destra è in pietra, con una croce incisa e quattro rosette (emblema della Passione), con grappoli d'uva e foglie (simbolo dell'Eucaristia). Sempre a destra si trova un sarcofago monumentale del XIV secolo in stile gotico, tomba del beato Berardo d'Aquino. Esso poggia su quattro colonnine sorrette da leoni e da due dadi terminanti con capitelli in stile corinzio. Nel mezzo è raffigurato il Redentore che guarda il defunto, e regge con la sinistra il libro degli Evangelisti, mentre con la destra lo benedice. Sul timpano è scolpito l'Agnus Dei, insieme a un'aquila che sostiene un leggio con un libro, e un angelo che trafigge un drago (San Michele).